Culture v’s the Essence of the Way translated into Italian
Un brano tratto da: “Vivere le Arti ed i Modi Giapponesi”-45 Percorsi per la Meditazione e la Bellezza– di H.E. Davey.Translated by Marina Anna Fellner
Pensiamo che, per chiunque sia interessato a praticare il sistema Reiki in linea con le sue radici Giapponesi, sia assolutamente necessaria una buona comprensione dei “modi” Giapponesi.
H.E Davey fa un eccellente lavoro, nel chiarire alla mente Occidentale elementi Giapponesi.
(*’Do’ significa Il Modo, un percorso spirituale derivato originariamente dal concetto Cinese del Tao.
I nomi di molte arti Giapponesi finiscono con questa designazione che indica il loro obbiettivo finale.)
E’ quasi universalmente riconosciuto che i vari Do (non ostante siano stati influenzati da cultura, arte e religione Cinese) ebbero origine in Giappone.
Poiché essi sono inestricabilmente legati alla cultura Giapponese, è necessaria una comprensione della cultura Giapponese per progredire, non solo superficialmente, nella loro pratica. Ciò non ostante, è legittimo chiedersi fino a che punto Modi e cultura Giapponesi siano separati, possano essere separati e se, di fatto, debbano essere separati.
L’evidente trascuratezza, sia da parte degli studenti occidentali che da parte di quelli Giapponesi, nel prendere in considerazione tali questioni in modo approfondito rende tale domanda ancora più importante.
Il Modo significa “Il Modo dell’Universo”e quindi, evidentemente, non si limita ad una arte specifica.
Il Modo è universale; i Modi sono particolari.
Essendo allo stesso tempo semplice e complessa, questa distinzione a volte viene trascurata. In un certo senso, può e non può essere fatta.
Come la mente non può essere separata veramente dal corpo, Il Modo e i Modi non possono essere separati. Eppure, la mente ed il corpo hanno differenti caratteristiche e modalità di funzionamento: la mente non ha forma, il corpo ha forma e così via. Possiamo fare delle distinzioni e parlare in termini di “mentale” contrapposto a “fisico”, a dispetto della fondamentale unità dei due.
Il Modo dell’Universo – e la sua espressione verso l’esterno – ed i differenti Modi sono ugualmente inseparabili ma, non di meno, distinguibili.
Molte persone che hanno praticato un Do seriamente hanno sentito, a volte, un insegnante Giapponese affermare che solo un praticante (di chado, shodo, budo ed altro) nativo Giapponese può comprendere realmente l’arte.
Questa convinzione, che oggigiorno sembra essere espressa meno frequentemente, fa ovviamente infuriare gli studenti non-Giapponesi del Do. Anche se ciò può scioccare e far infuriare, di più, tali persone, io sarei d’accordo con questo – ma solo fino ad un certo punto.
I Modi sono arti della cultura Giapponese, Il Modo non lo è. Come discipline culturali Giapponesi, i differenti Do sono degli sviluppi di arte, storia, religione, geografia, governo e molti altri fattori, specifici Giapponesi. Il riferimento, poi, non è semplicemente alla cultura Giapponese contemporanea, ma include tutto ciò che è venuto prima.
Se noi separiamo i Do dal loro substrato culturale essi cessano di esistere, degenerando in nient’altro che una generica forma di arte. Mentre il multi-culturalismo è un’idea popolare e, in generale, una cosa buona. Non vi è alcun vantaggio nel ridurre le forme di arte di altre culture a qualche cosa che sia gradita ad un singolo praticante, sulla base delle sue preferenze culturali. Questo genere di omogeneizzazione potrà soltanto rendere sbiadite e superficiali le arti di altre culture.
Un semplice esempio lo fornisce l’ Americanizzazione delle cucine di altre tradizioni. Io amo il cibo piccante e perciò frequento ristoranti Tailandesi. Sono spesso deluso, comunque, quando scopro che il cibo è delicato e non autentico. Interrogando i proprietari, mi viene spesso detto che la cucina è stata “adattata al gusto degli Americani. Forse, ma a volte è stata resa irriconoscibile e senza sapore. Non amo vedere accadere lo stesso ai Do Giapponesi.
Poiché i Do sono il frutto di secoli di sviluppo culturale Giapponese, essi non posso essere compresi dagli Occidentali nella stessa maniera in cui li comprendono i nativi Giapponesi. Detto semplicemente, gli Occidentali non sono Giapponesi e noi dobbiamo arrivare alla nostra comprensione di queste arti.
Se la comprensione di queste arti è problematica dipende dal fatto che essa e il risultato di una omogeneizzazione, o “banalizzazione”, di queste arti classiche. Così come manomettere una rara automobile classica, per farla “sembrare ganza”, o dipingere grossi numeri su un orologio antico, per renderlo più leggibile, modifiche semplificative a queste arti danneggerebbero la loro integrità.
Ricordatevi anche che parecchie forme di Do sono proprio “antichità viventi” che traggono parte del loro valore dalla loro antichità.
Io e diversi altri Occidentali e Giapponesi, devoti dei Do, usiamo invitare gli Occidentali a lasciarli intatti e, se questo non è gradito, di prendere in considerazione una attività differente, più idonea ai loro gusti, piuttosto che distruggere opere d’arte culturali da rispettare.
Non ostante arti e Modi Giapponesi siano sopravvissuti per secoli, come arti viventi, essi sono fragili e, per la loro sopravvivenza, dipendono dalle persone che li insegnano.
Se queste persone, Giapponesi o non-Giapponesi, perdono di vista l’essenza di un’arte che è radicata in Giappone, allora quella data arte può essere resa irriconoscibile in una o due generazioni.
Di tanto in tanto sento alcuni insegnanti Americani, di differenti Do, dire: “non vi è bisogno del Giapponese a questo punto “o “…(inserire qui la vostra arte favorita) è meglio di quella Giapponese”. Posso solo scuotere la testa. Raffronti di questo tipo non hanno posto nei Do, poiché Occidentali e Giapponesi dovrebbero avere lo stesso fine: la comprensione, diffusione, e conservazione di arti e Modi culturali tradizionali Giapponesi, perché quando gli aspetti Giapponesi di un’arte sono andati perduti, sono andati perduti anche la storia ed il carattere di quell’arte. In tale caso si dovrebbe dare all’arte un nome diverso.
Quanto meno, se alteriamo la natura di tali arti dovremmo farlo notare dichiarando che insegniamo, o pratichiamo, karate Americano, ikebana di stile Europeo, invece di scendere a compromessi con tradizioni Giapponesi rispettate nel tempo.
I Do sono, dopo tutto, Modi Giapponesi, come evidenziato dai loro nomi Giapponesi.
Ma questo è tutto quello che essi sono?
Decisamente no. Perché, sebbene io ami partecipare ad alcuni campi della cultura Giapponese, questa non è stata la motivazione per il mio interessamento ai Do che studio e non è il motivo per cui continuo a praticarli.
Le mie motivazioni originali avevano molto più a che fare con gli aspetti universali dei differenti Do, aspetti la cui comprensione ci consente di coltivare particolari qualità, che hanno valore a prescindere dall’orientamento culturale.
Questi aspetti riguardano tanto Il Modo quanto i Modi (poiché Il Modo è, in definitiva, Il Modo dell’Universo).
I Modi sono Giapponesi e gli Occidentali non possono scindere tali arti o allontanare se stessi dagli insegnanti Giapponesi o da quella cultura, senza perdere qualcosa di significativo.
Eppure, proprio come i Do Giapponesi sono Giapponesi, essi sono anche espressioni di Un Modo che trascende nazionalità e confini politici. Comprendere questo Modo Universale non ha nulla a che fare con dove siamo nati.
E’ Il Modo dell’Umanità, Il Modo dell’Universo, ed il suo significato è illimitato e senza tempo.
Così, mentre noi Occidentali forse non possiamo comprendere i Modi come i Giapponesi, possiamo certamente afferrare Il Modo in sé e questo è un collegamento molto importante tra studenti Giapponesi ed Occidentali dei Do.
Così i Modi hanno, nella loro essenza, qualità sia universali che particolari. La manifestazione particolare dei Modi è Giapponese, ma essi sono anche le espressioni umane del cuore stesso dell’Universo.
Traduzione : Beppe Tornar e Marina Anna Fellner